A Venezia i gatti sono particolarmente amati sin dai tempi della Serenissima e possiamo trovarne alcuni, in giro per le calli, a sonnecchiare o a passeggiare furtivi, sempre a caccia, da secoli, delle loro prede naturali, i ratti. È una storia che affonda le proprie radici tra il XIII Secolo e la seconda metà del XIV Secolo quando i mercantili facevano ritorno a Venezia dall’Oriente con ricchi e preziosi carichi. Purtroppo, ben nascosti nelle stive e pronti a scendere ed invadere la capitale della Serenissima, vi erano degli indesiderati ospiti, i ratti asiatici, forieri della terribile e letale morte nera; la peste.
A causa di questi pericolosi animali Venezia subì, come il resto d’Europa, innumerevoli danni e perdite umane con la peste che colpì ciclicamente la popolazione.
I veneziani ricorsero ad implorare l’aiuto divino edificando chiese come la Madonna della Salute ed il Redentore e procedendo ad avviare una meticolosa disinfestazione della città. Ma l’arma definitiva per combattere i ratti furono i gatti. I veneziani inviarono delle navi in Dalmazia e le riempirono di questi felini. Venivano addirittura registrati nel libro di bordo e affidati, per accudirli durante la navigazione, ad alcuni marinai. Una volta a Venezia venivano liberati per dare sfogo al loro istinto predatorio nei confronti dei malevoli roditori. Oggi purtroppo anche la loro popolazione si è ridotta nella città ma sono sempre amati e rispettati dai veneziani e, ovviamente, temuti dai perfidi ratti.