È un grande leone seduto, alto quasi tre metri e scolpito nel marmo, quello che, insieme ad altri tre, monta la guardia presso la porta d’ingresso dell’Arsenale. Questa imponente statua, conosciuto come “il Leone del Pireo”, insieme ad altre, fu portata dal Pireo (l’antico porto di Atene) a Venezia nel 1687, durante le guerre della Lega Santa contro l’Impero Ottomano e come bottino di guerra dopo la capitolazione di Atene, avvenuta il 29 settembre di quello stesso anno, dal “Capitano Generale da Mare” Francesco Morosini, noto come il Peloponnesiaco (Venezia, 26 febbraio 1619 – Nauplia, 6 gennaio 1694), 108º Doge della Repubblica di Venezia.
Si racconta che, prima di giungere a Venezia, il leone fosse stato anticamente messo a guardia del porto ateniese del Pireo e che fosse stato realizzato per onorare la vittoria di Temistocle a Salamina contro le navi Persiane nel 480 a.C.; secondo altre fonti invece che fosse un monumento funerario del 360 a.C. Ma, da quanto è emerso, questo “guardiano” non solo osservò per secoli le navi greche che entravano e uscivano dal porto del Pireo ma anche i “dreki” o “drakkar”, le famose e temibili navi Vichinghe.
Infatti fu verso la fine del XVIII Secolo che un diplomatico svedese di nome Johan David Akerblad, orientalista allievo di Silvestre de Sacy, vide e riconobbe dei caratteri runici in alcune incisioni sui fianchi dell’imponente statua e che fino a quel momento nessuno aveva notato. Successivamente, lo studioso Carl Christian Rafn, incaricato della decifrazione, stabilì che si trattava di graffiti incisi nell’ XI Secolo dagli appartenenti alla “Guardia Variaga”, ovvero la guardia reale dell’imperatore di Bisanzio, istituita nel gennaio del 989 e composta da elementi mercenari svedesi, norvegesi orientali, ovvero variaghi, ed anche russi.
Questi i testi e le traduzioni delle incisioni sul leone:
Lato destro del leone:
ASMUDR : HJU : RUNAR : ÞISAR : ÞAIR : ISKIR : AUK: ÞURLIFR : ÞURÞR : AUK : IVAR : AT : BON : HARADS : HAFA : ÞUAT : GRIKIAR : UF : HUGSAÞU : AUK : BANAÞU
“Asmund incise queste rune con Asgeir e Thorleif, Thord e Ivar, su richiesta di Harold l’Alto, nonostante i greci riflettendoci lo vietino.”
Lato sinistro del leone:
HAKUN : VAN: ÞIR : ULFR : AUK : ASMUDR : AUK : AURN : HAFN : ÞESA : ÞIR : MEN : LAGÞU : A : UK : HARADR : HAFI : UF IABUTA : UPRARSTAR : VEGNA : GRIKIAÞIÞS : VARÞ : DALKR : NAUÞUGR : I : FIARI : LAÞUM : EGIL : VAR : I : FARU : MIÞ : RAGNARR : TIL : RUMANIU . . . . AUK : ARMENIU
“Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l’Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei greci. Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.”
Probabilmente questa antica incisione fu fatta, per l’appunto, vero la metà dell’XI, quando i Variaghi furono inviati da Bisanzio in Grecia per reprimere una rivolta. Le rune incise seguono la forma di un elaborato lindworm (dragone), motivo ricorrente in altre pietre runiche ritrovate in Scandinavia.
Una curiosità storica: La Guardia Variaga è menzionata nella Njáls Saga, dove si dice che il danese Kolskegg andò prima a Holmgard (Novgorod) e poi a Miklagard (Costantinopoli), dove prese servizio presso l’imperatore, dove divenne anche capitano dei Variaghi.
Ed ora, e per sempre, il Leone del Pireo, insieme agli altri tre, è di guardia all’Arsenale di Venezia, uno dei simboli della potenza della Serenissima. Ma tornerò a parlare di questi leoni perché da tempo aleggiano misteri e leggende sulle loro misteriose e potenti figure.
-Antonio Vaianella-

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