Origine del nome di Calle Venier e notizie storiche sulla nobile famiglia che le diede il nome, secondo il libro “Curiosità veneziane, ovvero origini delle denominazioni stradali di Venezia” dell’illustre dottor Giuseppe Tassini:
“Calle Venier a S.M. Formosa. Mette ad un’antica fabbrica di stile archiacuto, tuttora posseduta da un ramo della patrizia famiglia Venier. Questa fabbrica era un tempo posta in comunicazione colla Fondamenta del Rimedio mediante un ponte distrutto il 2 maggio 1851. Il Cappellari cita molti autori che fanno discendere i Venier dalla gente Aurelia di Roma, a cui appartennero Valeriano e Gallieno imperatori. Lasciamo di buon grado agli autori suddetti tutta la fede di tale asserto, sapendo bene quanto l’adulazione abbia prevalso nel fissare l’origini delle famiglie patrizie di Venezia. Bene crediamo che i Venieri si ritrovassero fra noi fino dai primi tempi, e che fondassero o ristaurassero molte delle nostre chiese. Essi ebbero lungo dominio sopra Cerigo e Paros, isole dell’Arcipelago, e sopra Zemonico, castello della Dalmazia, nonchè per qualche tempo sopra il castello di Sanguinetto nel Veronese. Produssero varii prelati insigni, tre dogi, diciotto procuratori di S. Marco, e gran numero di capitani generali, e d’uomini celebri nelle lettere, e nelle magistrature. Il primo dei dogi Venier, cioè Antonio, eletto nel 1382, si fece ammirare per la sua esemplarissima giustizia. Aveva egli un unico figlio, di nome Luigi, che, come corse fama, amoreggiava una gentildonna, ammogliata al patrizio Giovanni dalle Boccole. Insorta fra gli amanti questione, Luigi in compagnia di Marco Loredano, giovane al pari di lui sconsigliato, si recò di notte alla casa della dama, posta a S. Ternita, e v’attaccò alla porta due teste da caprone, aggiungendovi ingiuriose parole. Sdegnato il marito, querelossi la mattina susseguente ai tribunali, i quali condannarono i rei, oltrechè a 100 ducati di multa, a due mesi di prigionia. Il doge confermò la sentenza, e benchè Luigi cadesse in seguito gravemente ammalato, non fece un sol passo per liberarlo, sicchè l’infelice dovette morire in prigione. Altro genere di gloria mercossi Sebastiano Venier, pur egli doge di Venezia nel 1577, per essere stato nel 157 il condottiere della flotta cristiana contro il Turco nella famosa giornata delle Curzolari, ove rimase ferito di freccia in un ginocchio, ed ove ebbe a compagno del suo valore il nipote Lorenzo, che in seguito, fatto generalissimo di mare, affrontò ed arditamente respinse l’armata Spagnuola comandata dal duca d’Ossuna, vicerè di Napoli, la quale tentava d’inoltrarsi nell’Adriatico per assistere gli Austriaci fautori degli Uscocchi. Tale azione fece sì che Lorenzo il 30 maggio 1618 venisse eletto procuratore di S.Marco. Nè gli allori poetici mancarono a questa famiglia; potendo essa vantare nel solo secolo XVI cinque poeti, cioè i due fratelli Lorenzo e Domenico, Luigi e Maffeo, arcivescovo di Corfù, figliuoli di Lorenzo, nonchè Marco, uno tra gli amici di Veronica Franco.”

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