Nell’opera del 1872, a firma del dottor Tassini Giuseppe, dal titolo “Curiosità veneziane, ovvero origine delle denominazioni stradali”, edita dai tipi della Grimaldo e C. di Venezia, troviamo questa spiegazione circa l’origine del nome della Corte delle Pizzochere (o, come oggi indicato, Pizzocchere). Ovviamente la spiegazione, la lingua italiana in uso ed i dettagli storici sono relativi alla fine del XIX Secolo:
PIZZOCHERE (Corte delle) all’Angelo Raffaele. Qui esisteva un antichissimo convento di pinzochere, o terziarie Francescane, detto la Cà grande pel gran numero delle abitatrici. Questo fabbricato sorse nel 1207 per opera della famiglia Acotanto, e da principio servì ad accogliere pellegrini. Dopo un’epoca però non molto lunga vi entrarono le suddette monache, poichè il Cornaro cita un documento col quale papa Nicolò IV, eletto nel 1288, concede ad esse di avere un sacerdote per visitatore, e confessore. Dal convento delle pinzochere dell’Angelo uscì Lucia Tagliapietra, che fiorì circa il 1355, e che dopo morte fu posta nel novero delle beate. Ora il locale serve ad uso dell’ istituto d’educazione delle suore oblate di S. Filippo, fondato nel 1807 dal p. Pietro Sanzonio in parrocchia di S. Basilio, e qui nel 1812 trasportato. Dopo il 1841 ampliossi la fabbrica coll’aggiunta del prossimo palazzo Minotto. Un’altra corte delle Pizzochere, o delle Pinzochere, havvi a S. Stefano, e colà, secondo gli Estimi, in una casa della patrizia famiglia Da Lezze, stanziavano le pinzochere Agostiniane. Tuttora sopra l’ingresso della Corte, e sul pozzo scorgesi lo stemma di questa famiglia. Le pinzochere Agostiniane avevano in chiesa di S. Stefano altare sacro a S. Monaca, madre di S. Agostino, con arca nel chiostro dei padri. Il p. Rocco Curti nella sua raccolta inedita d’ Iscrizioni le chiama Mantellate, o Terziarie Agostiniane, e dice intorno alle medesime:
Queste religiose hanno la loro arca nell’ala del Chiostro che guarda verso il muro della chiesa, e conduce direttamente alla porta del convento, dirimpetto alla Calle del Pestrino. Sopra la lapide vedesi effigiata una donna vestita da terziaria, e nel giornale della sacrestia dell’anno 1444, e seguenti apparisce esservi state sepolte di dette religiose. Esse però più tardi ebbero tomba nella chiesa di S. Stefano coll’iscrizione:
D.O.M. AUGUSTINIENSIUM MANTELLATARUM TUMULUs MDCCLI.
Oltre quelle che erano raccolte in formali conventi, portavano poi il nome di pinzochere anche certe altre donne che si dedicavano ad esercizi spirituali negli ospizii fondati dalla pietà cittadina, ma che vivevano al secolo. Perciò l’Estimo del 1661 nota nella parrocchia dell’Angelo Raffaele, l’ospedaletto della Madalena, sipe pizochere. Perciò abbiamo un Sottoportico ed una Corte delle Pizzochere a S. Moisè, ove i Procuratori de Supra, come commissarii di Francesco Giustinian, dispensavano alcune case a povere, ed una Corte delle Pizzochere a S. Maria Nuova, ove altre povere erano ricoverate nei sedici alberghi della commissaria Antonia dal Deserto.
