Alla scoperta dell’origine dei nomi dei luoghi di Venezia come narrato nelle “Curiosità veneziane” del Dottor Giuseppe Tassini – seconda edizione del 1872:
FURATOLA (Calle,Ponte,Sottoportico della) a S. Apollinare. Ricordo che la lingua è quella in uso nella seconda metà dell’Ottocento:
“Chiamavansi, e chiamansi tuttora furatole alcune bottegucce simili a quelle dei pizzicagnoli, ove vendesi pesce fritto, ed altri simili camangiari ad uso della poveraglia (cibo per la povera gente). Deriva il vocabolo furatola o da foro, essendo tali bottegucce altrettanti piccoli fori, o stanzini, a pian terreno; o dal barbarico furabola, che, secondo il Ducange, equivale a tenebrae, essendo le medesime oscure, ed annerite dal fumo; o finalmente da furari (rubare) per le frodi o rubarie, che vi si commettevano, punite in antico con multa, e perdita dell’esercizio.
Varie leggi conosconsi relative alle furatole. I Furatoleri non potevano vendere alcun genere riservato ai Luganegheri (macellai), nè condire i cibi con cacio, onto sotil, ed altro grasso. Chiunque dei medesimi avesse osato di vendere vino, anche al minuto,nella propria bottega, o presa taverna in affitto, non solo perdeva il vino e pagava 50 ducati di multa, ma bandivasi eziandio da Venezia, e dal Dogado per un anno. Se gl’impiegati tenevano furatola, perdevano il loro posto; i preti poi, se la tenevano in casa, divenivano incapaci di ogni ecclesiastico beneficio, e se fuori di casa, incorrevano in pena pecuniaria, non pagando la quale potevano essere incarcerati (Legge 7 aprile 1502 nel Capitolare dei VII Savii).”

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