Veronica Franco nacque a Venezia il 25 marzo 1546, secondo la maggior parte degli storici ed i documenti giunti fino a noi. Apparteneva ad una cosiddetta famiglia originaria veneziana e cittadinesca, che ai nostri giorni corrisponde pressappoco alla media borghesi, quindi una famiglia abbastanza agiata per i tempi. Figlia di Francesco e Paola Fracassa, ebbe tre fratelli, o meglio fratellastri, Girolamo, Orazio e Serafino.
Quest’ultimo ricordato nelle di lei disposizioni testamentarie come prigioniero dei turchi dal 1570.
Lo stemma della famiglia Franco era uno scudo diviso da una fascia con tre stelle, cui si trovavano al di sotto due monticelli. Questo si trova tuttora scolpito sul muro presso l’imboccatura della Calle dei Franchi, sebbene i monticelli non vi appaiano.
Morto il padre, sebbene forse non fosse il suo genitore naturale ma che l’aveva comunque legalmente riconosciuta, la madre vide bene di organizzare per la giovane, attorno al 1562, un matrimonio di puro interesse con un anziano ma noto medico di Venezia, tal Paolo Panizza, dedito a quanto pare all’alcol ed al gioco d’azzardo. L’unione durò poco e termino nel 1564 per volontà del medico che ottenne dalle autorità l’annullamento. A cagione della richiesta vi era il fatto che egli dichiarò di essere stato ingannato non avendogli detto, la madre di Veronica, che questa era stata avviata alla vita di cortigiana. Panizza disconobbe anche l’unico figlio nato dall’unione con Veronica. Achilletto, per dubbia paternità.
Va detto che Paola, la quale era stata anch’essa cortigiana prima di unirsi al defunto Francesco, aveva deciso di avviare la figlia alla stessa carriera, cosa che le riuscì davvero bene. Veronica, già giovanissima, fu iscritta nel catalogo delle cortigiane veneziane, con tanto di indicazione delle tariffe di godimento e della mezzana, ovvero sua madre, che diede la malleva per l’esercizio e iniziò a curare gli affari della figlia, tra cui anche il pagamento delle tasse alla Repubblica. Iniziò la sua carriera galante in S. Maria Formosa. Grazie ai suoi vezzi e la vivacità del suo spirito essa riuscì a salire al più alto grado nella carriera di cortigiana, tanto che giunse al punto che, sebbene la tariffa per passare una notte con lei fosse, agli esordi, di soli due scudi, ben presto per avere un suo solo bacio bisognava sborsare 15 scudi e per una notte ben 50.