REALTÀ VIRTUALE CONTRO L’AFFATICAMENTO MENTALE: 

ALLO IUSVE I RISULTATI DI UNO STUDIO POST COVID 

«POTRÀ AIUTARE IN UFFICI, SCUOLE, OSPEDALI»

Marchioro: «Tecniche simili, già usate per ansia e depressione, 

funziona anche per l’affaticamento mentale e migliorare la concentrazione» 

Un prato verde vicino ad un laghetto montano, l’acqua che brilla, il sole. Un ambiente naturale, rilassante che più di ogni altra cosa è in grado di ridurre l’affaticamento mentale, solo che in questo caso le immagini sono ricreate in realtà virtuale.

In Italia durante la pandemia il lockdown e anche la conseguente DAD hanno avuto importanti ripercussioni nelle performance universitarie degli studenti che hanno sviluppato diverse problematiche legate alla concentrazione, alla fatica cognitiva e ai tempi di recupero.

Lo studio dello IUSVE è partito proprio da questo e ha voluto analizzare gli effetti che l’esposizione ad immagini ad alto potenziale “rilassante” (ricreate interamente in realtà virtuale) ha sull’affaticamento mentale. I risultati, studiati su 70 soggetti giovani (dai 19 ai 25 anni) dimostrano che la realtà virtuale, utilizzata in questo modo, ha a tutti gli effetti un potere «rilassante» per la mente.

«In questa ricerca la realtà virtuale è stata utilizzata con successo per trattare l’affaticamento mentale e migliorare la concentrazione – spiega infatti Davide Marchioro, referente del’Area di Psicologia dello IUSVE – abbiamo dimostrato che l’esposizione a paesaggi naturali immersivi in realtà virtuale ha effetti positivi sul benessere mentale e fisico. Tecniche simili sono state già utilizzate con successo per trattare disturbi mentali come l’ansia e la depressione. Ma gli sviluppi di questa tecnica sono molti, uno su tutti l’uso in contesti formativi in cui la realtà virtuale può essere utilizzata per creare ambienti di formazione immersivi che aiutino a mantenere l’attenzione e migliorare la concentrazione».

Come è stato condotto lo studio? Gli studenti sono stati divisi in 4 gruppi, il primo e il secondo sono stati esposti ad immagini ad alto potenziale rilassante con realtà virtuale e senza; il terzo e il quarto sono stati esposti ad immagini non “rilassanti”, (una strada vuota, un po’ rovinata, con sacchi di spazzatura ai lati) sia con la realtà virtuale che senza la stessa. I risultati non hanno lasciato dubbi.

«Gli ambienti immersivi che richiamano la natura aiutano a distrarre la mente da problemi e preoccupazioni quotidiane, riducendo l’affaticamento mentale – dice Marchioro – la ricerca ha importanti potenzialità sull’uso della realtà virtuale per il trattamento dell’affaticamento cognitivo in vari ambienti, dagli uffici alle scuole ma anche negli ospedali in particolari situazioni. Va comunque sottolineato come, in generale, la realtà virtuale possa essere uno strumento utile, solo se utilizzato in modo adeguato. Bisogna infatti considerare che la ricerca in questo campo è ancora in fase di sviluppo e sono necessari ulteriori studi per confermare i risultati e identificare le condizioni più adatte all’utilizzo della realtà virtuale».

Lo studio verrà presentato dal Dipartimento di Psicologia a Brighton (luglio 2023) al «Congresso europeo di psicologia» e ad Atene (maggio2023) al 17esimo «Congresso internazionale di psicologia» che si tiene nel centro ATINER (Istituto ateniese per educazione e ricerca).

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