Storia di Venezia:

Le fastose nozze di Jacopo Foscari con Lucrezia Contarini e la Compagnia della Calza – prima puntata

Oggi vi porto all’anno 1441, precisamente il 5 febbraio, durante le fastose e meravigliose nozze di Jacopo Foscari, figlio del doge Francesco, con Lucrezia Contarini e di come le pompe nuziali furono rese ancora più belle da quella che si chiamava “Compagnia della Calza” e dalle giostre tenutesi a Venezia e che ebbero in palio ricchissimi premi per i cavalieri vincitori. Questa la prima parte del resoconto di quei magnifici giorni, così come riportato nel volume “Delle pompe nuziali già usate presso li veneziani e li padovani” nell’edizione realizzata presso la tipografia di Alvisopoli nell’anno 1819:

“Ma seguendo a fare ricerca delle pompe nuziali a Venezia già state in uso, ci si presenta all’anno 1441 la celebrazione delle nozze di Jacopo Foscari figliuolo del doge Francesco con Lucrezia Contarini: la quale con tanta splendidezza e tale varietà d’allegrezze fu festeggiata, che il ragguaglio di essa può ben servire a soddisfare la curiosità nostra; e ciò massimamente mancandoci altre memorie che su questo argomento continuati lumi ne porgano. Bene informati di quell’avvenimento ci rende una lettera allora scritta da Ramberto e Jacopo Contarini, fratelli della sposa, ad Andrea altro loro fratello, che a Costantinopoli s’attrovava; la quale dal benemerito senatore Cornaro sopra lodato si diede in luce: e a meglio ancora rilevarne alcune particolarità ci giovano le testimonianze di vari scrittori delle cose nostre, i quali hanno riputata tanta festa degna della loro ricordanza. Sappiamo adunque che da prima nelle due pubbliche barche, che peattoni nominare si sogliono, fu condotta la sposa con li parenti d’ambedue le famiglie, fra li quali v’erano da sessanta dame, al palazzo ducale; dove la sera si fece una festa a ballo con lauta cena, poi fece ella ritorno a casa sua. In questa pochi dì dopo celebrato privatamente il matrimonio, colla presenza del doge, della dogaressa, e di alcuni altri parenti, fu stabilita la giornata di domenica dei 29 gennaio per l’accompagnamento solenne della sposa al palazzo ducale: e per verità si è ben voluto farne allegrezza. Diede principio alle feste quasi col cominciare di quel giorno una partita della compagnia detta della Calza; e ciò perchè sì lo sposo, come li fratelli della sposa, a quella si trovavano ascritti. Era la compagnia della Calza, per darne qui qualche idea, non un ordine cavalleresco, siccome alcuni hanno falsamente scritto, ma bensì una società di gentiluomini veneziani, con qualche forestiero, e di sangue principesco ancora, li quali con buona licenza dei capi del Consiglio de’Dieci e con soprintendenza del magistrato de Proveditori del Comune, insieme erano uniti, ad oggetto di esercitare fra loro per dovere indispensabile scambievoli uffizi di amicizia, e di ricrearsi con onesti diporti e piacevoli trattenimenti. Davano essi a proprie spese allegrezze pubbliche con rappresentazioni teatrali, musiche sull’acqua, regatte, mascherate, feste a ballo, e altri pomposi spettacoli, specialmente nel venire di principi forestieri a Venezia. Di persone in gran numero e di varie partite sotto particolari capi la Compagnia era composta. Ognuna delle quali partite nelle comparse pubbliche abito particolare portava, con la calza alla parte dritta, dalla metà della coscia sino al piede, di vari colori distinta, ed anche d’oro, o d’argento, o di perle, o di gioie guernita. Erano le calze d’une partita da quelle dell’altra differente; siccome pure diversi erano i nomi, co’ quali cadauna di esse era nominata; perciocchè v’erano e li Cortesi, e i Sempiterni, e i Floridi, e gli Accesi, e i Pavoni, e gli Eterei, e i Reali, e altri altramente chiamati: nelle calze però tante e tali varietà si sono poi introdotte, che non più bastava la divisa d’una calza a mostrare di quale partita un compagno si fosse. Ma di quell’istituto, che dal principio del secolo quindicesimo sino verso la fine del seguente ebbe la sua durata, chi vago fosse di più di sapere e di conoscere con quanta magnificenza le sue funzioni ella facesse, non ha che leggere la Venezia descritta dal Sansovino, l’opera di Cesare Vecellio sugli abiti antichi e moderni, la Prefazione al volume quarto del Novelliero italiano stampato in Venezia nel 1754 e l’opera del serenissimo doge Foscarini sulla letteratura veneziana; anzi gli statuti medesimi dei Sempiterni, fondati l’anno 1541, cogli abiti di que’compagni, come furono trovati in un manoscritto di casa Duodo, pubblicati veder si possono dall’abate Bernardo Giustiniano nelle Istorie cronologiche degli Ordini Militari…

Segue nella prossima puntata…

-Antonio Vaianella-

Nell’immagine il Doge Francesco Foscari

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: