Stamati Crassioti, che rubò parte del Tesoro di San Marco, finendo giustiziato; correva l’anno 1449…
Chi non conosce le ricchezze raccolte nel Tesoro di S. Marco, e chi non sa come esse fossero un tempo di gran lunga maggiori d’adesso? Un giorno di quell’anno 1449, mentre il Tesoro veniva mostrato a Borso d’Este, fratello del signore di Ferrara e che sarebbe divenuto il primo Duca dei Signori di Ferrara della Casa d’Este da lì a poco più di 20 anni, si introdusse inosservato nel luogo ove il tesoro era custodito un certo Stamati Crassioti, nativo di Candia, il quale, nel vedere tante ricchezze iniziò a desiderare di possederle e così farne la sua fortuna. Sicuramente il malvivente pensò che se al mondo vi fossero uomini capaci di rischiare la vita e la libertà per pochi spiccioli, lui sarebbe certamente stato “perdonato dal Fato” se avesse rischiato altrettanto per una ricchezza così grande. Concepì quindi il suo piano e lo mise in atto recandosi una sera a San Marco e, entratovi, si nascose dietro un altare e aspettò che i sacrestani chiudessero, per la notte, tutte le porte.
A notte fonda, entrò con una chiave falsa nella Cappella del Battistero e, introdottosi, tolse una grossa lastra di marmo, incastonata nella parete della stanza del tesoro, vi si ficcò dentro e rubò varie pietre preziose ed argenterie, ricollocando poi la lastra così bene al suo posto in modo tale che nessuno se ne accorgesse. Attese il mattino e l’apertura delle porte e fuggì con il ricco bottino.
La medesima operazione fece nella notte successiva, impadronendosi di altre pietre preziose, delle celebri dieci corone d’oro e dei dodici aurei pettorali.
Rifletté sul fatto che fosse necessario far sparire la refurtiva da Venezia e sottrarsi alle possibili ricerche della Giustizia. Perciò si rivolse al gentiluomo Zaccaria Grioni, suo compaesano e, fattosi giurare il suo silenzio, gli donò un balascio (varietà di spinello nobile, di colore rosso tendente al violaceo, usato come gemma), gli svelò il segreto, con la proposta di dividere il bottino, purché trovasse il modo di aiutarlo a fuggire, insieme a lui, su di una nave per terre lontane da Venezia.
Il Grioni gli rispose che una nave, il cui capitano era suo grande amico, stava per salpare da Venezia, e che dopo pranzo si sarebbero ritrovati insieme per realizzare la fuga.
Ma, una volta che il Crassioti si allontanò dalla sua casa, il Grioni corse in fretta a raccontare l’accaduto ai Capi del Consiglio dei X, i quali inviarono gli uomini della Brigata del Bargello (capitano militare incaricato di mantenere l’ordine e la sicurezza) a casa del Crassioti, dove trovarono tutta la refurtiva.
Fu così che il sacrilego ladro venne arrestato e giustiziato per impiccagione il giorno 21 marzo 1449, ed il Grioni abbondantemente premiato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *