Curiosità e luoghi di Venezia legati alla famiglia Grimani

Oggi, sfogliando il nostro caro libro sulle “Curiosità veneziane, ovvero origine delle denominazioni stradali di Venezia” dell’Ill.mo dottor Giuseppe Tassini del 1872, approfondiamo la conoscenza di alcuni luoghi di Venezia legati all’ill.ma famiglia Grimani ed alla sua storia.
Ovviamente rammento sempre che la grammatica del testo è quella della fine dell’Ottocento…

GRIMANA (Sottoportico e Calle) a Castello.
“Varie case nel 1661 erano qui possedute dal N. U. Francesco Grimani. Sono discordi i cronisti circa l’origine di questa famiglia. Dicono però i più riputati che un Servadio Grimani, di nobile sangue longobardo, abbandonata Vicenza, ove i suoi maggiori avevano eletto domicilio, trasportossi a Venezia nel 900, e che fino dal 940 suo figlio Teodosio venne ammesso al Consiglio. Un Antonio Grimani salì al soglio ducale nel 1521.
Come generale di mare, egli aveva avuto mala fortuna nel combattere i Turchi, ed accusato di tradimento, era stato condotto coi ferri ai piedi a Venezia. Qui rifulse la pietà del cardinale Domenico suo figlio, che corse ad accoglierlo, ed accompagnarlo alla carcere, sostenendone amorosamente i ceppi. Antonio Grimani fu poscia esigliato a Cherso ed Ossero, donde fuggì per ricovrarsi alla Corte Romana presso l’anzidetto suo figlio Domenico. Questi adoperossi in favore della Repubblica in più affari, il perchè ottenne che il padre, non solo fosse richiamato in patria ed assolto, ma rieletto Procuratore di S. Marco, e finalmente assunto al potere supremo. Il cardinale Domenico Grimani ebbe tre nipoti, rivestiti anch’essi delle primiere dignità della chiesa, cioè Marino cardinale nel 1527, Marco patriarca d’Aquileia nel 1529, e nel 1537 generale di venti galere della chiesa contro gl’infedeli; e Giovanni, che al pari di suo fratello Marco, fu patriarca d’Aquileia e fondatore del palazzo a S. Maria Formosa, di cui parleremo nell’articolo seguente. La famiglia Grimani produsse in seguito altri due dogi, un altro, cardinale, ed un altro patriarca d’Aquileia, senza contare molti militari valenti, e molti gravissimi senatori. Essa riedificò ed abbellì alcune delle nostre chiese, fece sorgere varii palagi, e fondò tre teatri, cioè quello dei SS. Giovanni e Paolo, più non esistente, quello di S. Samuele, e quello di S. Giovanni Grisostomo esistenti tuttora. Diede il nome a varie strade di Venezia.”

GRIMANI (Calle) a S. Luca.
“Girolamo Grimani, padre di Marino, eletto doge nel 1595, fece costruire, sopra disegno del Sammicheli, il prossimo grandioso palazzo, che, non ha guari, era sede degli Uffizii Postali, trasportati oggidì in palazzo Giustinian a S. Salvatore. Qui furono banchettati, a nome pubblico, il duca e la duchessa di Mantova, venuti nel 1596 a Venezia. Qui successe la solenne incoronazione di Morosina Morosini, moglie del doge Marino. Approdarono perciò a queste rive il 4 maggio 1597, sulle ore diciotto, il bucintoro, e le peate ducali coi consiglieri, con altri nobili di Pregadi, e col Cancellier Grande, i quali tutti, al suono di trombe, ed al tuonare delle artiglierie, ascesero le scale e pervennero in sala. Allora il cavaliere del doge andò per la principessa, che venne tosto incontro alla comitiva, e poscia giurò quanto nella Promissione Ducale, donando una borsa d’oro a ciascuno dei Consiglieri, ed al Cancellier Grande, ove contenevasi un’aurea medaglia colla sua effigie, e le parole: MAUROCENA MAUROCENA da un lato, e coll’iscrizione: MUNUS MAUROCENAE GRIMANI DUCISSAE VENET. 1597 dall’altro.
Dopo tale cerimonia, la dogaressa montò in bucintoro, accompagnata da una folla di barche, e dai brigantini dell’Arti, magnificamente addobbati. Discese poscia alla Piazzetta di S. Marco, nella quale, per cura dei Beccaj, era stato eretto un grand’arco, e fece con tutto il suo seguito il giro d’ ambedue le piazze sotto un porticato di tende. Aprivano il corteggio trecento bombardieri, a cui tenevano dietro le Arti coi loro gonfaloni; quindi i suonatori di pifferi e trombe; quindi una schiera di gentildonne giovani a due a due, vestite di seta bianca, e seguite da altre gentildonne più vecchie, vestite di verde, pavonazzo, e color di rosa secca. Dopo le gentildonne venivano quattro procuratesse, e la moglie del Cancellier Grande in abito di seta nera. Si vedevano in seguito sette tra figlie e nipoti della dogaressa in vesti bianche ad argento ed oro. Finalmente, preceduta da sei damigelle vestite di verde, e da due bellissimi nani maschio e femmina, compariva la dogaressa col corno in testa, sotto del quale le scendeva sugli omeri un sottilissimo velo, e con manto bianco, e sottana di sopra riccio d’oro. Chiudevano la processione i Consiglieri, i Procuratori, e tutta la Signoria. Così accompagnata, entrò Morosina Morosini nella basilica di S. Marco, e di là salì al palazzo ducale, passando innanzi a tutte le 19 Arti, in bell’ordine disposte. Giunta nella sala del Maggior Consiglio, e seduta sopra il trono ducale, successe un bellissimo festino, rallegrato da una refezione composta di confetture rappresentanti uomini, donne, barche, ed altri oggetti, la quale prima, al lume di più che 60 torcie, era stata condotta in giro per la Piazza di S. Marco. Morosina Morosini, rimasta vedova del doge Marino Grimani, chiuse i suoi giorni nel palazzo di S. Luca il 22 gennaio 1614, legando alla basilica di S. Marco la Rosa d’oro, che le era stata spedita in regalo dal pontefice Clemente VIII.
Tra le altre strade, che presero il nome dalla famiglia Grimani, non possiamo tacere del Ramo Grimani a S. Maria Formosa, perchè conduce al suntuoso palazzo, fondato, come vuolsi, da Giovanni Grimani, patriarca d’Aquileja; nel 1545, e celebre specialmente per la statua d’Agrippa, che si conserva nell’atrio, qui recata dal Panteon di Roma. È curioso l’aneddoto che si racconta intorno questo colosso. I Grimani negli ultimi tempi della Repubblica avevano deliberato d’alienarlo allettati da generosa proferta d’oltre Alpe venuta, e più non mancava che spedirlo fuori di Venezia. Già la barca è appron tata, già barcajuoli e famigli s’accingono all’opera. Quand’ecco appare nella corte, in vesta d’uffizio, Cristofolo Cristofoli missier grando, che dice agli astanti, meravigliati della sua venuta: Son qua da parte della Serenissima per augurareghe bon viazo a Sior Marco Agripa prima che el parta. Riportato ai Grimani l’avvenuto, essi capirono il gergo, e, temendo d’incorrere nello sdegno del governo, ed arrossendo forse di essere cagione che le nostre artistiche glorie passassero in mano degli stranieri, comandarono tosto che la statua rimanesse al suo posto, nè più diedero corso al contratto. A rimuovere un consimile pericolo pell’avvenire, il conte Michele Grimani, decesso ai nostri giorni, ultimo di questa linea, commetteva per testamento ai propri eredi di offrire la statua medesima in dono al comune di Venezia.”

Per chiudere ricordo che PALAZZO GRIMANI, ubicato a Venezia nel sestiere di Castello (Ramo Grimani, Castello 4858 – 30122 Venezia), vicino al campo di Santa Maria Formosa, di proprietà della famiglia Grimani del ramo di Santa Maria Formosa fino al 1865, dopo vari passaggi di proprietà, nel 1981 venne acquisito dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali della città di Venezia e divenne patrimonio dello Stato. Aperto al pubblico il 20 dicembre 2008, dopo un lungo restauro, è ora un prestigioso museo appartenente al Polo Museale Veneto.

Tra le immagini lo stemma della famiglia Grimani e quello del Doge Antonio Grimani.

-Antonio Vaianella-

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